«Effetto sanzioni: PIL Sicilia e lavoro a rischio. Draghi Vattene». E' questo il testo dello striscione che i militanti di CasaPound Italia hanno affisso nei pressi delle raffinerie ISAB-Lukoil per denunciare la situazione di stallo che coinvolge il polo petrolchimico più grande d’Italia.
L'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina e le successive sanzioni adottate dall'Unione Europea nei confronti di Mosca, hanno fatto esplodere il "caso Lukoil", colosso energetico russo con sede a Siracusa, dove si raffinano 14 tonnellate di petrolio l'anno, il 26 per cento della raffinazione di greggio nazionale che, a sua volta, vale il 51% del PIL della provincia di Siracusa. Un enorme crisi che avrà gravissime conseguenze occupazionali ed economiche per tutto il territorio e che "il governo dei migliori" sembra sottovalutare. Pensiamo, ad esempio, al caso analogo di un impianto di raffinazione della Bulgaria che ha chiesto e ottenuto dal Consiglio europeo una deroga sull'embargo russo fino alla fine del 2024, per avere la possibilità di riorganizzare la propria raffineria. Inspiegabile come tale richiesta non sia pervenuta anche dal governo italiano.