Se qualcuno stentava a crederci adesso si deve ricredere il servizio idrico nei prossimi anni sarà gestito da una società mista: l’Ati, l’Assemblea territoriale idrica formata dai sindaci della provincia, ha deciso di abbandonare la strada verso la costituzione di una società pubblica per la gestione del servizio idrico integrato. E si appresta a presentare un bando per individuare un soggetto privato che gestisca il servizio per l’intero ambito provinciale.
Presa la decisione nel corso l’assemblea convocata dal presidente pro tempore dell’Ati, il sindaco Francesco Italia. Riunione cui l’Ati era stata costretta dalla sollecitazione della Regione giunta qualche settimana fa, con minaccia di commissariamento. Il 7 novembre, infatti, è scaduto il termine entro il quale l’assemblea dei sindaci avrebbe dovuto affidare a un gestore unico il servizio idrico integrato.
Ci sono i sindaci ribelli come quelli di Palazzolo, Buscemi e Buccheri che gestiscono il servizio idrico da soli e rifiutano la società mista. La Regione, secondo legge, ha informato della possibilità di sostituirsi al «soggetto inadempiente». Percorso sollecitato a sua volta dallo Stato, che per evitare il rischio che i mancati affidamenti facciano perdere altre possibilità di attingere ai fondi del Pnrr, gestirebbe in proprio i servizi tramite le società statali (Sogesid o Invitalia).
L’Ati votò nel novembre del 2020 per la gestione pubblica del servizio. Decisione comunicata con enfasi ricamata sullo slogan dell’Acqua pubblica. Ma nella realtà ha poi perso tempo nella costituzione della società consortile. Ora, con il rischio che alla scadenza dei termini dettati dalla Regione (90 giorni dal 7 novembre) porti a un commissariamento, i sindaci hanno deciso di abbandonare l’iter verso la società pubblica, e avviano una gara rivolta a soggetti privati. Già a gennaio.