Corruzione, ribaltata la sentenza nel ‘Sistema Siracusa’: «Assolto l’ex magistrato Longo»

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Si chiude con l’assoluzione da una delle accuse e un sostanzioso “sconto di pena”, per quelle che restano in piedi, il processo di secondo grado per l’ex magistrato Giancarlo Longo, coinvolto nel così detto Sistema Siracusa.

I giudici della Corte d’Appello di Messina hanno assolto Longo perché il fatto non sussiste, non ci fu corruzione cioè, in relazione alla liquidazione degli onorari ad un consulente allora incaricato dalla Procura di periziare i bilanci del Credito Aretuseo di Siracusa.

Secondo l’accusa originaria, la consulenza serviva in realtà a sostenere false ipotesi d’accusa e orientare la causa al Tar relativa alle quote della banca. Tra le parti offese, il Credito cooperativo di Pachino, in trattative per rilevare l’istituto di credito segnalato agli organismi di vigilanza bancaria. Dietro tutto, secondo l’accusa originaria, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, al centro della vicenda.

Il ruolo di Longo secondo l’accusa
Il Pm Longo, accusato di associazione a delinquere, falso e corruzione (ora decaduta). Secondo la Procura di Messina, al tempo, aveva pilotato fascicoli di indagine per favorire i clienti dei due avvocati siracusani ritenuto a capo della rete affaristica, Piero Amara e Giuseppe Calafiore, anche loro arrestati.

L’ex Pm venne accusato di avere intascato mazzette per 80mila euro, con parte delle quali avrebbe fatto un viaggio a Dubai con la famiglia e un Capodanno di lusso al Grand Hotel Vanvitelli di Caserta.

A difendere l’ex magistrato è stato l’avvocato Bonaventura Candido, che ha attaccato la tesi della corruzione del pubblico ufficiale. Per il residuo delle accuse, confermate dai giudici, la condanna è scesa da un anno a 7 mesi, in continuazione con le precedenti condanne.

La rete affaristica del ‘Sistema Siracusa’
Il Sistema Siracusa e i suoi dintorni senza quella denuncia degli otto magistrati della Procura aretusea circostanziata con riferimenti, nomi, cognomi, fatti e circostanze non sarebbe mai stato scoperto. Siracusa in primis, mezza Italia e finanche tanti paesi esteri sarebbero rimasti succube di un sistema capace di condizionare la Giustizia degli uomini chissà per quando tempo ancora.

Lo hanno chiamato ‘Sistema Siracusa’ quel comitato d’affari in grado di interferire nell’azione giudiziaria, tanto da ipotizzare che potesse determinare inquinamento nella sua effettiva funzione, la tutela di interessi estranei alla corretta e indipendente amministrazione della giustizia. Per questo, negli anni, parecchi magistrati sono stati spostati ad altra sede, condannati o espulsi dall’ordinamento giudiziario. Nel febbraio 2018, perché ritenute componenti del comitato d’affari, 13 persone furono arrestate.

Il ‘Sistema Siracusa’, con a capo gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, è stato definito il più grosso scandalo giudiziario che ha investito Siracusa negli ultimi anni, forse il più grosso di sempre. Una rete di corruzione, venne fuori, che non si fermava alla sola Siracusa, e neanche alla sola Sicilia, ma risalì la penisola grazie alla tessitura di una trama di inciuci e sentenze comprate.

Rivelazione di notizie riservate, e non solo, nell’ambito dell’inchiesta – che finì per ovvie ragioni ad essere gestita congiuntamente dalle Procure di Roma e Messina – sulle corruzioni al Consiglio di Stato, depistaggio Eni, dossieraggio a ventaglio, sentenze truccate e altro.




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