editoriale Autonomia differenziata o separazione del Paese
Nella vita, se uno vuol capire, capire veramente, come stanno le cose in questo mondo, deve morire almeno una volta. Ed allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e resuscitare. Capire da grandi è brutto. Come si fa? Non c’è tempo per ricominciare da zero. Al contempo più significativo di quel detto di Leonardo da Vinci, secondo il quale non si può amare o odiare una cosa se non dopo averla capita come la «Questione Meridionale».
Ma come di può capire quando si parla di Autonomia differenziata, che ma a mio avviso, la gran parte dei nostri concittadini non conosce bene la norma e quale impatto avrà sulla collettività e sull’intero Paese, una proposta ché potrebbe aumentare il già evidente divario Nord-Sud; voglio provare con parole semplici a spiegare una norma complessa che aumenterebbe quella famosa “Questione Meridionale” enunciata per la prima volta nel 1873.
Il Ministro ha presentato al tavolo del Consiglio dei Ministri il disegno di legge sull’autonomia differenziata. La proposta deriva dalla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana del 2001, in base a cui le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche.
L’autonomia differenziata non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una Regione di autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Oltre alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.
Uno dei punti che potrebbe equilibrare questa norma, dal sapore secessionista, è il finanziamento dei livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, i LEP, che da Costituzione tutelano i “diritti civili e sociali”; l’entità andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia, in modo tale da avere chiaro di quante risorse ha bisogno ogni regione.
Resta il pericolo secessione
Il disegno di legge Calderoli resta il potenziale promotore di una simil secessione delle regioni più ricche.
E’ evidente che il disegno di fondo del ddl Calderoli resta quello di prima ma oggi è evidente che le critiche e le preoccupazioni che tanti hanno avanzato non erano infondate e alcuni echi sono arrivati ma risolti in modo deformato o inefficace.
Il confronto in parlamento, ora al Senato poi alla Camera, deve servire a chiarire ai cittadini del pericolo che per compiacere la Lega e le sue pulsioni para secessioniste le destre portino l’Italia indietro di decenni, forse a prima dello stato unitario.
Va considerata fin da ora la possibilità i rapporti di forza in parlamento consentano comunque l’approvazione della Calderoli e quindi occorre considerare il ricorso al referendum abrogativo per bloccare l’entrata in vigore di queste norme, del resto il ricorso a decreti legislativi anziché a Dpcm amplia la possibilità di ricorrere a referendum abrogativi.
La ciliegina su questa torta per festeggiare la secessione del paese, è che il disegno di legge non specifica le modalità con cui attivare le richieste di autonomia; si lascia alla discrezionalità del Governo il compito di elaborare l’intesa tra Stato e Regione; in pratica il Parlamento non avrebbe alcuna voce in merito, di fatto si esautora l’organo legislativo.
Vorrei chiedere ai Deputati ed ai Senatori eletti in questa Regione, al di là dello schieramento politico, cosa ne pensano? e cosa intendono fare per garantire ai cittadini di questa Regione pari dignità con i cittadini del fiorente Veneto?
Autonomia Differenziata Incontro Parlamentari Sindaci
«A tal proposito includiamo la ‘Rete delle Associazioni’ contrarie a questo disegno di legge sull’Autonomia Differenziata in un recente incontro presso la Diocesi di Noto dall’invito del direttore ufficio pastorale Sociale, invitano ad un incontro i Parlamentari Regionali e Nazionali e i Sindaci, gli Assessori, i Presidenti dei consigli e i consiglieri dei Comuni della Diocesi di Noto.
«Facendo seguito alle attività di approfondimento del disegno di legge in discussione al Parlamento sull’Autonomia Differenziata, La Rete delle Associazioni che si oppongono a tale disegno di riforma, ha invitato per la seconda volta i Parlamentari Nazionali e Regionali delle Province di Siracusa e Ragusa e per la prima volta i Sindaci, i Presidenti dei consigli Comunali, le Giunte e i consiglieri di tutti i Comuni della Diocesi di Noto, per un confronto sullo stato dell’arte del processo di realizzazione dell’Autonomia Differenziata e per valutare le sue ricadute sui territori del Sud Italia e, in particolare, della Regione Siciliana.