Editoriale Giù le mani su Siracusa la libertà è nell’identità
Un condottiero forte, misterioso e invisibile vestito di tutto punto, al posto della corazza: camicia, giacca e cravatta (paltò per l’occasione) si rivolge alla platea in piedi, con lo sguardo intenso e proteso lontano: un coro di sodali, coinvolti nell’astuto progetto.
Il condottiero invisibile non svela le regole del nuovo gioco, senza allusioni, né esitazioni. Profondendo messaggi alla platea siracusana, dall’alto dei presupposti della vita, in che direzione si orienta il futuro di Siracusa. E dove occorre mettere le mani. Per spostare capitali, risorse, voti, poltrone; ma soprattutto porzioni di città: immaginare e integrare le periferie siracusane, riempire i vuoti, abbattere, costruire, espandere, decentrare.
Una storia inedita che si può avverare oppure rimanere nell’oblio delle menti offuscate dei siracusani come Ulisse affasciati dal canto delle sirene dei comitati d’affari e degli incapaci?
E’ una questione di scelta, di cambiamento, di ‘rivoluzione culturale’ che deve essere voluta con forza dalla popolazione siracusana. Una ‘rivoluzione culturale’ per adeguarci ai cambiamenti epocali. Ma le menti offuscate dei siracusani lo capiranno in tempo?
Dall’antica gloria dei nostri Avi, rimasta per nostra fortuna nei libri di storia:
1. l’assedio del 212 a.C., quando il console Marco Claudio Marcello — apostrofato da Livio come la “Spada di Roma” —, con le legioni romane, vinse la lunga resistenza siracusana, riuscendo ad entrare e conquistare quella che fu la più vasta poleis d’Occidente. La città fu portata sotto il dominio della Repubblica romana, facendone parte come città capitale della provincia romana di Sicilia, sede dei pretori e dei magistrati;
2. Altra spirale negativa innescata il 21 maggio dell’878 con l’Assedio dei musulmani arabi e berberi, che con la vittoria finale tolsero la città di Siracusa dal controllo dell’Impero bizantino e quindi dell’imperatore Basilio I. Siracusa, capitale di Sicilia fu espugnata e il titolo giuridico passò a Palermo. Questa conquista segnò la fine dell’egemonia siracusana sull’isola decimata dagli Arabi, i quali adesso posseggono i petrodollari ma a Siracusa portarono morte, distruzione e arretramento, dovrebbero essere citati a giudizio e condotti dinanzi alla CEDU Corte europea per i diritti dell’uomo nonché avere il risarcimento dei persistenti gravi danni subiti dalla comunità Siracusana causati dall’Assedio e dalla distruzione totale della propria città;
3. Il terzo assedio di Siracusa è quello della delinquenza nel territorio che è infestato da trafficanti, spacciatori di droga e dalla politica corrotta e corruttrice, una regressione alla mentalità e al comportamento dell’uomo primitivo, e che tale regressione si ritiene determinata dalla conformazione somatica dell’individuo affetto da problemi.
Pensiamo che l’educazione e l’ambiente culturale abbiano fatto acquisire dei caratteri delinquenziali alla maggioranza degli uomini politici locali, e crediamo che l’ereditarietà genetica in senso stretto abbia giocato poco o nulla.
Molti degli uomini politici coinvolti in attività di delinquenza di stato e di partito sono individui integerrimi sul piano personale e familiare, ma hanno adottato nei rapporti sociali quella doppia morale che è così caratteristica degli animali selvaggi e della società tribale, per la quali esiste appunto una morale che si applica ai membri del proprio branco, della propria tribù, ed un’altra morale per il resto degli esseri viventi.
La doppia morale, talvolta la tripla morale, è stata più o meno consciamente adottata come giustificazione etica del comportamento politico.
Compravendita di voti, imporre una tangente, estorcere denaro abusando della propria carica pubblica, e cose analoghe, sono considerati crimini se effettuati per arricchimento personale, sono stati considerati atti necessari e dovuti se fatti per finanziare la propria parte politica. Come non dimenticare il fenomeno delinquenziale «Sistema Siracusa», una scala piramidale fatta di corruzione ad alti livelli, stroncata da valida magistratura.
La spirale negativa che ancora oggi persiste nel territorio siracusano consiste in una società di per sé povera, (escludendo il polo industriale nato per interessi esterni e fattori geografici, poiché il territorio si trova al centro del Mediterraneo pronto ad accogliere le petroliere, che ha generato 10 mila posti di lavoro), per il resto è vuota nel suo essere, di politici (escluso qualcuno) i quali sono gli arrampicatori di una società malsana.