Ex Province, la Corte bacchetta la Regione: «Il continuo rinvio del voto è incostituzionale»
La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il rinvio deciso dall’ARS delle elezioni delle province in Sicilia da parte di sindaci e consiglieri comunali. Il rinvio fu deciso nell’agosto 2022 e poi impugnato dal precedente governo nazionale. Qualche giorno fa l’ARS, in attesa della nuova legge per l’elezione diretta delle province da parte dei cittadini, ha votato un nuovo rinvio che adesso cozza con la richiesta della Corte di “tempestivo svolgimento delle elezioni” di secondo grado.
L’accordo di maggioranza raggiunto a fine giugno nel vertice convocato dal presidente Renato Schifani, che aveva dato il via libera, col voto finale alla proroga dei commissari nelle ex Province fino al 31 dicembre del prossimo anno nelle more della riforma per il voto diretto degli organismi.
La Suprema Corte ha osservato che la norma dichiarata incostituzionale era «l’ultimo anello di una catena di rinvii», che dal 2015 a oggi hanno continuamente posposto lo svolgimento di queste elezioni. Ciò ha anzitutto impedito la costituzione degli organi elettivi dei liberi Consorzi, le cui funzioni sono svolte ormai da molti anni da un commissario nominato dalla Regione. Quanto poi alle Città metropolitane, il mancato svolgimento delle elezioni ha fatto sì che nessuno dei loro organi di governo abbia oggi carattere elettivo. «In definitiva – ha sottolineato la Corte – attraverso interventi puntuali e continui nel corso di otto anni, il legislatore regionale ha di fatto impedito la costituzione degli enti di area vasta in Sicilia», in violazione degli articoli 3, 5 e 114 della Costituzione.
La Corte ha concluso che «a tale situazione deve essere posto rimedio senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, affinché anche in Sicilia gli enti intermedi siano istituiti e dotati dell’autonomia loro costituzionalmente garantita, e si ponga fine alla più volte prorogata gestione commissariale».
Resta un’unica possibilità: approvare immediatamente, in pochi giorni, una nuova legge per l’elezione diretta delle province senza attendere la cancellazione della legge nazionale, confidando sul fatto che il nuovo Governo non la impugnerà.