Istat:«Speranza di vita '22 in crescita per gli uomini(80,5 anni)ma stabile per le donne(84,8 anni)»
Nella pubblicazione dell’Istat sul Benessere 2023, un capitolo è destinato all’aspettativa di vita alla nascita e alla mortalità. L’aspettativa di vita in Sicilia è in media di anni 81,3 e in Italia di 82,6. Un altro dato riguarda la mortalità infantile che in Sicilia è del 3,3 per mille a fronte del 2,5 nazionale. Un ulteriore dato di interesse è la mortalità per tumore nelle classi di età da 20 a 64 anni. In Sicilia è di 8,6 su 10.000 e in Italia di 8 su 10.000 e la differenza non è poca e certo non è attribuibile alla sfortuna.
Ancora in calo la popolazione residente. Alla luce dei primi risultati provvisori, la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2023 è di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno sull’anno precedente, per una riduzione pari al 3‰. Prosegue, dunque, la tendenza alla diminuzione della popolazione, ma con un’intensità minore rispetto sia al 2021 (-3,5‰), sia soprattutto al 2020 (-6,7‰), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo iniziato già nel 2014.
Nel 2022 toccato il minimo delle nascite. Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti. Questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano molto tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).
La spiegazione di fondo, in conclusione, scrive Istat nel suo rapporto “è che le variazioni congiunturali della speranza di vita che si stanno rilevando nell’ultimo triennio siano ancora fortemente correlate a quella che è stata l’evoluzione della pandemia dal 2020 in poi. I parziali recuperi di quanto perso nel periodo più critico (che è stato diverso da regione a regione) sono dipesi sia dall’efficienza del sistema sanitario, pesantemente sottoposto a pressione, sia dalla preoccupazione che psicologicamente può aver indotto le persone (soprattutto se donne e se fragili) ad avvalersi meno che in passato dei servizi medico-sanitari”.
Picco dei decessi nei mesi più caldi e freddi. Nel 2022, come già riportato nel precedente report del 20 marzo, Istat indica 713mila decessi avvenuti in Italia, con un tasso di mortalità pari al 12,1‰. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia. L’Istat osserva che il numero più alto dei decessi si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto.