Province, groviglio di problemi per ‘elezioni di secondo grado’
Due giorni fa, il Presidente della Regione, Renato Schifani, ha rilasciato ai giornalisti una dichiarazione pubblica chiarissima sulle province. “La riforma del sistema elettorale nelle ex Province – ha detto – è un capitolo chiuso. Se ne riparlerà quando il Parlamento nazionale approverà questa riforma. Intanto, alla scadenza dei commissariamenti daremo attuazione alla legge Delrio, perché siamo tenuti a farlo”.
Pur essendo tifosi dei sistemi democratici e popolari, non possiamo che prenderne dolorosamente atto. Anche perché sappiamo quanto Schifani abbia cercato di far approvare dall’ARS il voto popolare diretto.
Le questioni sulle quali riflettere sulle province
Ci sarebbero da segnalare al Presidente alcune questioni che, andando su questa strada, è meglio non ignorare.
1. Rinviare perché l’ARS ha bocciato il disegno di legge è inevitabile. Dire invece che si rinvia perché bisogna attendere l’abrogazione della Del Rio è sbagliato sul piano politico e soprattutto statutario e vuol dire adeguarsi a una sentenza sbagliata della Corte alla quale gli stesi estensori sembrano non credere più.
2. Le elezioni di secondo grado richiedono prima della loro convocazione una norma di legge che modifichi la durata degli organi eletti per evitare che durino poi 5 anni senza potere convocare le elezioni dirette. Occorrerebbe stabilire una scadenza del mandato entro sei mesi dall’approvazione di una nuova legge di modifica del sistema elettorale.
3. Il successivo ostacolo è di ordine costituzionale. La legge siciliana che regola le elezioni di secondo grado è viziata da incostituzionalità secondo la sentenza n. 240 del 2021 della Corte Costituzionale in quanto viola il principio di uguaglianza relativamente al sindaco della città metropolitana che è eletto direttamente dai cittadini del comune capoluogo e non da quelli degli altri comuni dell’area metropolitana. Anche in questo caso, trattandosi di fatto di un’elezione di secondo grado che interviene però per la prima volta, sarebbe auspicabile una modifica legislativa che risolvesse il nodo, almeno per evitare che in caso di ricorso non venissero a decadere gli organi delle città metropolitane.
4. Altra questione tutta politica da risolvere al tavolo della coalizione, è il rischio che in tutte le province emergano accordi inciucisti tra pezzi di maggioranza e pezzi dell’opposizione che non potrebbero che indebolire il governo regionale e la sua maggioranza.
Ci auguriamo che il Presidente Schifani e la sua maggioranza siano consapevoli di queste questioni e intendano affrontarle. Anche perché, come è noto, ad ignorare i problemi prima o poi si sbatte il muso.