Editoriale Corruzione, clientelismo e voto scambio Siracusa come «Sodoma e Gomorra»
Siracusa sarebbe la madre patria della corruzione, voto di scambio e clientelismo, fenomeni piuttosto diffusi sul territorio?
Parrebbe sì, disaminando i fatti accaduti in città e in provincia con arresti eccellenti di sindaci, politici e consigli comunali sciolti per mafia come quello di Augusta (7 marzo 2013), Pachino (14 febbraio 2019) e non sappiamo cosa possa ancora accadere.
Si rimane basiti dalle inchieste e indagini sulla corruzione pubblicate quasi senza soluzione di continuità almeno fino all’inchiesta «Sistema Siracusa», la madre di tutte le vergogne dove sono stati coinvolti due avvocati e un giornalista compiacente siracusani, faccendieri nazionali. Processo concluso lo scorso 28 settembre con la condanna per 9 indagati.
Siamo nella valle dell’illegalità più totale.
Il territorio inoltre ha vissuto l’esperienza delle presunte schede ballerine nel 2018. La scheda ballerina è un metodo per la manipolazione del voto: l’organizzazione politica fornisce una scheda precompilata all’elettore che la metterà nell’urna al posto di quella fornita dagli addetti del seggio.
Nell’elezioni amministrative 2018 nella candidatura a sindaco di Siracusa, dove sono state contestate le operazioni del voto. Così come disposto dal Tribunale amministrativo di Catania, speciale organo verificatore.
In particolare a Siracusa la democrazia mostra ancora le ferite delle scorse amministrative del 2018, essendo rimasto ignoto il numero di preferenze ottenuto dai candidati al consiglio comunale nelle sezioni esaminate: 2, 3, 4, 5, 7, 9, 70, 72 e 82. In queste sezioni sarebbero emerse la mancanza di registrazione di circa 700 schede votanti con i riflettori puntati alle sezioni verificate: 70 e 82. Mentre nelle sezioni: 4, 5, 7 e 72 sarebbero risultate 300 schede non registrate; nonché sarebbero risultate 400 schede in più rispetto ai votanti. Insomma la campagna elettorale di maggio-giugno 2018, i brogli elettorali certificati da commissione prefettizia prima e Tar dopo, risulta lapalissiano che il candidato perbene, non soggetto a tali comportamenti, rimane stritolato.
Giunge poi la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa, ribadendo come a suo dire la sentenza di primo grado fosse sbagliata e come i giudici abbiano riconosciuto che non vi sia stato alcun inquinamento dell’espressione popolare nel voto ma solo errori ‘fisiologici’.
«Giustizia è fatta, querele per chi ha infangato il mio nome e quello della città e un nuovo slancio nell’azione amministrativa» aveva esordito in conferenza stampa, il primo cittadino Francesco Italia, consacrato successivamente ‘sindaco del CGA’, (lasciando qualche ombra sulla linearità del legittimo scrutinio).
Election day 2022. Il malsano comportamento di alcuni presunti presidenti di seggio associato alla mancata serietà si ripete, gettando un’ombra su Siracusa in ambito regionale. Va da sè che la città non riesce ad esprimere una seria classe politica, ma farci additare da tutti come incompetenti, si rimane basiti. Ancora oggi senza dati definitivi delle famigerate 48 sezioni elettorali mancanti in Sicilia di cui 43 delle quali nel Siracusano.
Come dice qualcuno, «se è questo il grado di istruzione espresso in città a non sapere comprendere la chiave di lettura delle schede scrutinate, embè, c’è da prendere le distanze, c’è da vergognarsi a qualunque latitudine e scoraggiare i futuri candidati a presentarsi nelle prossime amministrative 2023».