Morte del piccolo Evan,madre e patrigno condannati all’ergastolo:entro il mese depositata la perizia
La perizia psichiatrica a carico della 25enne Letizia Spatola, rosolinese, e del 34enne compagno Salvatore Blanco, avolese, entrambi condannati in primo grado all’ergastolo per la morte del piccolo Evan, avvenuta la mattina del 17 agosto 2020, dovrebbe essere depositata entro il mese.
Il provvedimento disposto dalla Corte d’assise d’appello di Catania nei confronti dei due imputati condannati lo scorso anno in primo grado alla pena dell’ergastolo per omicidio volontario e maltrattamenti ai danni della vittima.
All’udienza di maggio, i giudici, con un’apposita ordinanza, avevano accolto l’istanza dei legali difensori dei due imputati, avvocati Natale Di Stefano e Salvatore Irullo, che avevano insistito di sottoporre i loro assistiti alla perizia psichiatrica per comprendere se entrambi siano in grado di intendere e di volere e di stare nel processo.
Nel dispositivo di sentenza si legge anche i due imputati sono stati condannati al pagamento di una provvisionale alle parti civili di 50 mila euro in favore della nonna, Elisa Congiu, assistita dagli avvocati, Aurora Cataudella e Nino Savarino, 50mila euro per Stefano Lo Piccolo, padre del bimbo e 25mila euro ciascuno per gli zii, Michael Lo Piccolo e Jessica Lo Piccolo.
Al vaglio dei giudici del secondo grado c’è una vicenda che ha destato clamore nell’opinione pubblica. Il bambino era deceduto a causa di una broncopolmonite da aspirazione. A sostenere la tesi sono stati i tre consulenti che hanno eseguito l’esame autoptico sul corpicino. Gli inquirenti sostengono che Blanco non sopportasse i continui pianti del bimbo e per questo lo avesse più volte malmenato. Nel tentativo di nascondere la violenza, i due indagati hanno riferito che era stato male, che aveva ingoiato un giocattolo; che era caduto, che aveva battuto il capo contro una porta di casa, chiusa a causa del vento.
La madre ha prima cercato di fare da scudo al compagno ma poi ha ceduto raccontando delle violenze che l’uomo avrebbe commesso nel tempo ai danni del figlioletto e anche nei suoi confronti. Violenze tra le mura domestiche che, però, la donna ha tollerato e mai denunciato. Ed è per tale motivo che la Corte d’assise abbia ritenuto che la madre sia stata complice dell’uccisione del figlio.