Sanità in coma irreversibile, reparti ‘scippati’ ai cittadini:la denuncia di un paziente oncologico
E’ormai un fattore strutturale, intrinseco, i bilanci in 15 Regioni finiscono in rosso. I livelli essenziali di assistenza, ovvero le cure che il SSN deve garantire ai cittadini, sono insufficienti in 7 Regioni e le ferite della Sanità, acuite dalla pandemia, continuano a fare male. Questa la fotografia descritta in una sorta di “radiografia” dalla Corte dei Conti nell’ultimo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.
Il nostro SSN è stato per tanti anni il fiore all’occhiello della nostra società rispetto al resto del mondo, ma ormai stiamo da tempo inesorabilmente precipitando dalla classifica mondiale dei migliori servizi sanitari delle varie nazioni.
In merito a questa infausta escalation sanitaria, la Provincia di Siracusa raccoglie il testimone, un epilogo dal sapore decisamente amaro. Pervenuta in redazione, una nota di disappunto di un nostro lettore, circa lo stato in cui versa la sanità aretusea avvolta da una coperta per certi versi troppo corta, che rischia di ampliare il divario tra cittadini di serie A e cittadini di B, avallando in tal modo una guerra fatta di presunti ‘privilegi’ e mancati servizi, a vantaggio di altre realtà in provincia, pur constatando un contesto generale già precario. Come per dire piove sul bagnato.
L’indignazione di un nostro lettore
«Gentile Redazione di “Libertà Sicilia” mi rivolgo alla vostra sensibilità, circa i temi che affliggono la nostra città, certo di indirizzare la mia personale ‘denuncia’ ad un Giornale che da sempre opera a difesa della cittadinanza tutta.
Sono una persona disabile, marito di persona altrettanto disabile, entrambi residenti a Siracusa, e le scrivo per segnalarvi, ciò che mi sembra una palese ingiustizia, nei confronti della Città di Siracusa e dei suoi abitanti.
Come è noto, prima dell’emergenza Covid, all’interno della struttura ospedaliera siracusana era ospitata l’unità oncologica, reparto d’eccellenza nella sanità siciliana. Per poter ampliare i locali del pronto soccorso, per adeguarli all’emergenza Covid, l’oncologia venne spostata all’ospedale di Avola, quale misura temporanea.
Molti mesi dopo, si cominciò a costruire all’interno dell’ospedale Umberto I, un nuovo reparto destinato a riportare a Siracusa, il reparto oncologico. Struttura che è stata quasi completata, ma che dopo le elezioni regionali, ha subito l’interruzione dei lavori. Il motivo non si sa o si fa finta di non sapere, sta di fatto che ad oggi i lavori non sono stati ripresi e l’oncologia continua a rimanere ad Avola.
Mi sembra l’ennesimo scippo perpetrato ai danni di questa città, privandola di un reparto prestigioso come l’oncologia, per far brillare di luce riflessa un paese di provincia. Anzi, durante l’emergenza Covid, per poter fare fronte alle finanze sempre più asfittiche dell’Asp, si cominciò a discutere di quali ospedali provinciali dovessero chiudere, si discusse di chiudere o quello di Noto o quello di Avola, d’altra parte distanti solo 9 km l’uno dall’altro.
Ovviamente i due ospedali, contrariamente alla legge regionale ma per protezione chissà di chi, diventarono intoccabili e i geni della sanità locale, provarono a chiudere il nuovo ospedale di Lentini, che fra l’altro è l’unica realtà sanitaria nella provincia nord, o comunque di ridurlo a solo ospedale destinato ai pazienti Covid.
Dico, ma è un comportamento logico? Oppure ai vertici della sanità siracusana ci sono individui cervellotici, che si comportano solo guidati dall’istinto.
Spero che la presente sarà pubblicata o quanto meno commentata dalla S.V. per raccogliere non solo la mia indignazione, ma quella di un’ampia fascia di popolazione, che soffre come me ad accompagnare i propri cari in un ambiente totalmente estraneo. Grazie per quanto potrete fare, trascrivo i miei dati, solo per correttezza, ma chiedo ai sensi dell’attuale legge sulla privacy, di non essere pubblicati».
La fotografia della sanità nella provincia aretusea
Da atavico tempo si assiste all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti.
Le lunghe liste di attesa, anche per eseguire screening, i soldi che Roma ha messo a disposizione della Sicilia, per tentare di accorciare le liste, sono ancora soldi non spesi, ed è evidente che si constata un corto circuito interno che contribuisce a produrre disastri a catena.
Non resta allora che ricorrere alle cure private, pagando si ottiene subito una visita, un esame diagnostico, però sempre a scapito e sulle spalle del cittadino (contribuente) ma del resto la salute non attende i tempi biblici di una Sanità in coma irreversibile.