Siracusa Acqua pubblica libera, dieci anni di promesse mancate e porte sbarrate

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Adieci anni dal vittorioso referendum del 2011 sull’acqua pubblica le conquiste sono state poche, i costi per i cittadini sempre più alti e il modello non è quasi cambiato. L’esito referendario indicava la strada verso un nuovo modello pubblico, ma da allora è cambiato poco o nulla. Una premessa per pubblicare una lettera aperta sottoscritta da 27 componenti del forum provinciale per l’aqua pubblica di Siracusa, indirizzata al commissario straordinario dell’ATI Siracusa, Rosaria Barresi.

«Lei non può avere idea di quanto sia stato compiuto, in questa nostra provincia, per liberare l’acqua pubblica dalle grinfie di un gestore privato. Adesso ci troviamo sotto una nuova minaccia incombente. I Sindaci e i Consigli Comunali si sentono delegittimati e costretti a procedere su sentieri tracciati da altri. La legge regionale 19/2015, scaturita dalla grande battaglia per l’acqua pubblica, stabilisce che “l’acqua è un bene comune non assoggettabile a finalità lucrative (art.1) e ribadisce (art.4) che “la gestione del servizio idrico integrato è realizzata senza finalità lucrative”. Tale legge è ancora in vigore eppure… la si sta aggirando.

«Passo dopo passo, il governo nazionale e quello regionale stanno mirando a riammettere i privati (e, quindi il lucro) nella gestione dell’acqua. E i nostri Sindaci sono stati indotti ad approvare, con delibera n. 13 del 27 dicembre 2022, un atto di indirizzo per la società mista. Non sappiamo con quanta convinzione abbiano approvato tale delibera ma immaginiamo il loro imbarazzo. Ci ripensino! E si dia loro la possibilità di ripensarci e di effettuare la scelta migliore. Autonomamente!

«La gestione dell’acqua può essere realizzata all’interno dell’ATI (anche se i movimenti per l’acqua attivi in questo nostro territorio avevano caldeggiato, in fase di gestazione della legge regionale, una gestione per sub-ambiti, più rispondente alla realtà idrogeologica del territorio), ma in forma esclusivamente pubblica: con una Azienda speciale consortile o con una società a capitale interamente pubblico, le cui quote siano interamente detenute dai Comuni e non alienabili a privati.

«Se il riccio viene ammesso nella tana della volpe, sarà quest’ultima a risultare sacrificata e sempre più ristretta negli spazi fruibili o, prima o poi, sottomessa. Non si può e non si deve correre questo rischio.
Ora i Comuni si trovano in mora rispetto ad impegni paracadutati dall’alto e costretti ad aderire, malvolentieri, o ad arrendersi, lasciando che provveda un commissario. E alcuni Consigli hanno già ceduto, poiché si è fatto credere loro che una resistenza comporterebbe ritardi e comprometterebbe l’impiego di fondi del PNRR per il rifacimento delle reti. Comprendiamo l’urgenza e conveniamo sul fatto che le strategie attendiste, poste in atto da alcuni, siano state un errore. Ma la questione di fondo è un’altra: nulla e nessuno deve impedire che la gestione rimanga pubblica. Anzi, a maggiore ragione, la gestione deve rimanere pubblica, se i fondi per le reti sono attingibili dal pubblico e dal PNRR.

«Bisogna far presto, sì, ma bene: cioè bisogna escludere i gestori privati, che immotivatamente si vogliono far entrare a tutti i costi, sia pure con quote leggermente minoritarie (49% contro 51%). Dal Comune di Lentini arriva una coraggiosa presa di posizione condivisa all’unanimità dal consiglio comunale che ha respinto la proposta di statuto della società mista.

«E a lei chiediamo, gentile commissaria, di non rendersi strumento di forzature che stanno a cuore solo a chi non conosce la storia recente di una coraggiosa battaglia per l’acqua, che ha visto Forum Provinciale per l’acqua pubblica Siracusa impegnati tanti gruppi, movimenti ed associazioni, molti liberi cittadini, vari intellettuali, tutti i Sindaci dei comuni montani degli Iblei, con al loro fianco, la Civetta, un giornale locale impegnato nella difesa dei diritti civici e nella lotta al sopruso, alla corruzione, al malaffare. Sarebbe un errore se l’attuale governo regionale non tenesse conto di questa realtà e di questa storia civica e si adoperasse per favorire, come forse sta facendo, l’intrusione di nuovi privati nella gestione dell’acqua pubblica.

«Non vogliamo sanguisughe private sull’acqua pubblica. Chiediamo a Lei di riconsiderare la propria posizione e di valorizzare le sue attitudini all’inclusività e all’ascolto, pur nell’esercizio del Suo mandato, al fine di dare ai Sindaci ed ai Consigli Comunali il tempo appena sufficiente e la possibilità di farsi valere e di far valere la volontà dei cittadini. Eviti di farsi complice di un sopruso. Consenta ai rappresentanti degli elettori di assumere le giuste decisioni, nell’interesse di tutti i cittadini. Consenta loro una brevissima pausa di riflessione, affinché, assumendo in piena libertà delibere non predisposte da altri, possano far valere la democrazia contro gli intrighi degli affaristi. Si scrive acqua pubblica ma si legge democrazia.




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