all’Inda, dimessi due sovrintendenti in un anno: chi curerà gli spettacoli classici?

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Sul tavolo del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, sono arrivate in poco più di un anno le dimissioni di due sovrintendenti artistici della Fondazione Inda: quelle di Antonio Calbi e, recentemente, quelle di Valeria Told.

I motivi delle dimissioni sono diversi, ma ugualmente segnalano una difficoltà di rapporto tra sovrintendenti e il consiglio di amministrazione (CdA). Di questo passo si rischia la “mattanza” dei sovrintendenti.

In entrambi i casi il CdA della Fondazione ha attribuito ad interim le funzioni di sovrintendente alla consigliera delegata, dottoressa Valensise. Per quanto necessitata, questa procedura ripropone il tema, più volte affrontato da una parte significativa dell’intellettualità siracusana, che ha inviato al ministro Sangiuliano un dettagliato documento, della riscrittura dello statuto dell’Inda, che è fonte di confusione di ruoli e di sovrapposizione di competenze.

Senza mettere in dubbio le qualità culturali e amministrative della dottoressa Valensise e senza farne un caso personale, dall’analisi del testo dello statuto emerge con chiarezza che il consigliere delegato non ha, come organo, i requisiti per svolgere le funzioni del sovrintendente.

Secondo l’articolo 10 dello statuto, il consigliere delegato deve avere “comprovate capacità organizzative maturate per 5 anni in ruoli manageriali in enti, istituzioni o aziende”. Neanche un cenno, si noti, alle competenze in materia di spettacoli classici.

In pratica il consigliere delegato non è altro che un dirigente amministrativo. Egli infatti, sempre secondo lo statuto, predispone i bilanci, organizza gli uffici, definisce la pianta organica, dispone gli appalti e gli acquisti, eccetera. Le sue, sono competenze amministrative e contabili, neanche lontanamente artistiche.

Al consigliere delegato lo statuto non attribuisce competenze in materia di spettacoli, che è invece il requisito fondamentale richiesto per il sovrintendente (“riconosciuta esperienza nella gestione degli spettacoli dal vivo”). Appare evidente, statuto alla mano, come il ruolo centrale ai fini della produzione degli spettacoli classici sia quello del sovrintendente.

Non è un caso che nelle più importanti fondazioni culturali la figura del consigliere delegato non sia neanche prevista e l’allestimento delle stagioni teatrali sia affidato al sovrintendente.

Osservando l’attuale composizione del CdA, si può notare come l’unica ad avere i requisiti previsti dalla statuto (“personalità di elevato profilo culturale con particolare riguardo al campo degli studi sul teatro antico e della letteratura classica greca e latina”) è la professoressa Margherita Rubino. Del CdA fa parte pure il consigliere delegato per il quale non è richiesta la conoscenza del teatro antico e neanche della letteratura greca a latina, a conferma della natura amministrativa del suo ruolo.

Come è possibile che gli enti designatori (Stato, Regione Sicilia, Conferenza Stato-Regioni) non abbiano verificato il possesso dei necessari requisiti degli amministratori da loro nominati? Questa omissione ha prodotto nel CdA un difetto di competenze specialistiche che di fatto ha determinato una diarchia (di sapere e di potere) formata dalla consigliera delegata, Valensise, e dalla consigliera Rubino.

Le dimissioni della sovrintendente artistica, Valeria Told, che ha dimostrato notevole professionalità e capacità innovativa, hanno consolidato questa diarchia. Confidiamo nell’intervento del ministro Sangiuliano. Queste le dichiarazioni di Salvo Baio e Mario Blancato.




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