Lentini. Mafia, boss del clan Nardo indagato per estorsione ad imprenditore
La vicenda di estorsione per il boss Sebastiano Brunno, 61 anni, il Pm della Procura distrettuale antimafia aveva chiesto la condanna per estorsione a 18 anni di reclusione, il processo che si sta celebrando nell’aula della Corte d’Assise aretusea e scaturisce dalla denuncia di un titolare di una azienda edile; la difesa di Brunno, 61 anni, ritenuto il reggente del clan Nardo a Lentini, ha annunciato la produzione di una serie di documenti nel tentativo di scagionare l’imputato dall’accusa di estorsione ai danni di un imprenditore edile di Carlentini. Il processo, la cui udienza è stata fissata per il 12 dicembre, si sta celebrando davanti alla corte d’appello di Catania.
Nel giugno 2020, nel giudizio di primo grado, il tribunale di Siracusa ha condannato Brunno, inteso “Neddu a capra” alla pena di sette anni di reclusione mentre la Procura aveva sollecitato la condanna a diciotto anni. L’uomo era latitante, tratto in arresto la mattina del 2 ottobre 2014 nell’isola di Malta, ad esito di complesse indagini coordinate dalla D.D.A. di Catania e condotte dalle Squadre Mobili di Catania e Siracusa e del Servizio Centrale Operativo, con il contributo del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia.
Estorsione all’imprenditore edile
Il processo per estorsione scaturisce dalla denuncia di un titolare di una azienda edile il quale sotto pressione del presunto boss avrebbe fatto pressione per cedergli un immobile a Carlentini gratuitamente dopo avergli consegnato la somma di venti milioni da restituire per poi occuparlo con la sua famiglia. La vittima non avrebbe accennato ad alcuna reazione per paura di Brunno, latitante dal 2009 dopo la condanna definitiva all’ergastolo, poi arrestato a Malta nell’ottobre 2014.
Nuovi documenti dell’imputato
Difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, l’imputato ha sempre negato ogni addebito, e adesso ha intenzione di produrre nuovi documenti per dimostrare di essere stato nelle condizioni reddituali di potersi permettere l’acquisto dell’immobile e di avere effettuato i pagamenti a favore dell’imprenditore con il quale si sarebbe accordato per una rateizzazione semestrale.
Sebastiano Brunno sta scontando una condanna all’ergastolo perché riconosciuto responsabile del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso e dell’omicidio di Nicolò Agnello, avvenuto nel 1992 a Lentini, nell’ambito della faida tra le cosche mafiose antagoniste al clan Nardo.
Chi è Sebastiano Brunno
L’indagato, inteso “(Sebastia…) Neddu a capra”, soggetto estremamente pericoloso, all’epoca dell’arresto era ritenuto il reggente dell’organizzazione mafiosa Nardo, operante nel comprensorio settentrionale della provincia di Siracusa, con interessi anche nel comune catanese di Scordia. La citata organizzazione è storicamente legata alla famiglia di Cosa nostra catanese, cosca Santapaola – Ercolano.
Brunno, latitante dal mese di marzo 2009, inserito nell’”Elenco dei latitanti pericolosi“, era stato colpito da ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 6.3.2009 dalla Procura Generale della Repubblica di Catania – Ufficio esecuzioni penali – dovendo espiare la pena dell’ergastolo, per associazione per delinquere di stampo mafioso ed omicidio in pregiudizio di Nicolò Agnello, avvenuto nell’aprile del 1992 a Lentini, nell’ambito della faida tra le cosche mafiose antagoniste Nardo e Di Salvo.