Sanità, spartizione dei posti di potere ricorda il fenomeno dei colletti bianchi e dei misteri

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La pluripatologia di Siracusa è dolente in una politica inesistente. La sanità in Sicilia è lottizzata dalla politica da anni è cosa che non stupisce nessuno, a Siracusa le briciole. E a furia di non stupire il suo asservimento è diventato paradosso. Quando la politica non capiva cosa era un direttore generale di un Asl, che poteri aveva, ancora ferma ai comitati di gestione, l’ingegnere Dicembre fu nominato a Siracusa con il timido sponsor dell’on. Foti, ma senza troppo coinvolgimento. Sino a quando il compianto manager fu costretto a dimettersi perché troppo manager e poco uomo di squadra, come si intende nei palazzi.

Da allora uno stuolo di disciplinati direttori, a Siracusa non sempre il fior fiore perché la provincia resta ‘babba’ (in tutti i sensi) è territorio da depredare come ospedale e servizi sanitari.

Vicino c’è la matrigna Catania ‘miglia tutto’ a cui la politica tiene molto di più. Il San Marco ha fatto le scarpe al nostro Umberto I° per il quale il nuovo ospedale è pronto al declassamento da 2° a 1° livello, sempre che si trovino i soldi per costruirlo.

Ma quello è un tema che attiene alla classe politica locale, che dai tempi di Nicita, Brancati, Foti, Consiglio, etc. non brilla più. Un recente ex presidente della Regione diceva dei direttori generali: sono mercenari che registrano le telefonate. Occhio a parlare con loro. Di recente nomina Alessandro Caltagirone, ingegnere come lui, come Dicembre, ma più scaltro di questi. La sua appartenenza politica è Forza Italia ma li, lo conoscono in pochi. Forse un prestito da altra lista per avere una casella di FI col bene placido di Schifani, uomo sempre di compromessi politici e legato ovviamente a Totò Cuffaro, noto anche per gli intrecci che gli costarono una condanna con la clinica Aiello, l’ex ras della sanità privata, legato a Bernardo Provenzano.

Discusso Alessandro Caltagirone per questi trascorsi e per quelli del padre, oggi scomparso, legato negli anni ottanta alla faccenda Aiello, nonché a due esponenti di mafia di Bagheria: Leonardo Greco e Antonino Gargano. Un giro di “cose nostre” da Palermo a Catania (Santapaola) con Caltagirone padre e figlio messi sulla graticola.

Lui, il manager individuato a Siracusa, giura la sua estraneità ad ogni fatto. E così sarà. Il tema è politico, ovviamente. Caltagirone sostituisce Salvatore Ficarra. I due si scambiano le sedi. Da Caltanissetta a Siracusa e viceversa. C’è l’ok di Schifani.

Caltagirone viene con un mandato: quello di rimpolpare la zona ‘Sud sud’, oltre Avola per intenderci. Territorio dei Gennuso, padre e figlio (e spirito santo del diavolo) pure qui, i cui consensi devono crescere.

E questo per depotenziare l’emergente Luca Cannata, Fdi, anche lui ‘reo’ del vicino Ficarra, che ha fatto decollare l’ospedale di Avola ed i servizi sguarniti di personale, salvati dalla passata gestione. Il Distretto di Noto in particolare, retto da un dirigente in pensione che ha continuato a lavorare gratis secondo le previsioni di legge, all’insediamento di Caltagirone viene subito mandato via e indetta nuova selezione.
Anche altri servizi privi di dirigenti superiori vengono svuotati e non per convenienza economica (vi si lavora gratuitamente, dunque niente Corte dei Conti o Procura) ma per scelta politica, ovviamente aggiustando alla meno peggio l’organizzazione purché la vecchia gestione venga mortificata.

Il Gennuso (sempre lui) gongola ed anzi l’on. Riccardo, in occasione del suo compleanno a mo di portavoce dell’ASP posta un video di ringraziamenti su Facebook nel quale annuncia iniziative di Caltagirone nella zona ‘Sud sud’, Consultori etc.

Non un comunicato stampa, ma un grazie a chi gli ha fatto gli auguri, incluso Caltagirone, da parte dell’esponente di Fi. Ficarra, ex manager nell’ASP 8, aveva operato fattivamente sino a farsi prendere nella parte finale del suo mandato dai sollazzi di una città pigra e sorniona e malgrado si fosse innamorato di Siracusa e dell’Asp è stato mandato via, vicino casa sua, in quella Caltanissetta dove ha operato Caltagirone senza targhe di ringraziamento per il lavoro svolto. Qui l’ingegnere ha trovato due direttori: l’amministrativo, fedelissimo di Ficarra che resterà sino a quando non sarà ufficializzata la nomina di Caltagirone da commissario straordinario a direttore generale. Poi salvo ravvedimenti andrà altrove, magari a ricongiungersi proprio con Ficarra nella provincia nissena.

E poi c’è Madonia, direttore sanitario, sfortunato con Ficarra e messo ai margini per infedeltà (stessa sorte toccata all’ex direttore amministrativo Iacolino, addirittura licenziato e poi, per ironia della sorte, nominato dal suo amico Schifani dirigente generale all’Assessorato alla Salute. Una promozione, mah!). Lui potrebbe restare. Madonia in Asp avrebbe dato via ad un nuovo modo di lavorare.




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